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Renata racconta: “La nascita di un colosso”

Renata, una nostra Custodis, ci svela un interessante aneddoto legato a Scanzorosciate.

LA NASCITA DI UN COLOSSO

Fino all’età di dieci anni, ho vissuto nella casa di famiglia di mia nonna materna Giulia. Lo stabile dove abitavamo fa angolo tra via dei Forni e via Piccinelli.

Dirimpetto all’ingresso della casa, c’era e c’è tuttora un sentiero che sale fino al Monte Bastia. I miei cari ricordi d’infanzia sono proprio in questi luoghi.

Ricordo le giornate con gli amici, quanto ci divertivamo a percorrere il sentiero! Subito alla prima curva incontravamo un grande masso di pietra levigata, per noi una vera occasione di divertimento: ci arrampicavamo, scivolavamo giù e via di nuovo.

Quello che più ci affascinava, però, era arrivare ai ruderi della vecchia fornace, dove ai tempi c’era anche un’abitazione. Da lì si raggiungeva l’anfiteatro della cava, per noi ragazzini era un’esplorazione e ogni volta una gran sorpresa.

Con il passare degli anni, il ricordo e le curiosità legate a quel luogo mi hanno portato a scoprire che era un luogo storico di Scanzo, un luogo legato alla nascita di un colosso…

Una storia che inizia nel 1832 con la nascita del Conte Giuseppe Piccinelli, nobile scanzese, laureatosi in Giurisprudenza e che si dedicò alla carriera politica, fino a diventare un deputato nel nuovo parlamento italiano.

L’inizio della trasformazione dell’economia del paese da agricola ad industriale portò il Conte Piccinelli, l’8 febbraio 1864, a costruire un forno sperimentale. Aveva infatti deciso di iniziare alcuni esperimenti sui calcarei marmosi estratti dal monte Bastia. I risultati furono molto positivi e, insieme ad un gruppo di finanziatori, tra cui i nobili compaesani Brentani, costruì la “Società Bergamasca” per la fabbricazione del cemento e della calce. Questa prima società costituì la base per la futura Italcementi.

Da un versante del monte Bastia fu aperta una cava e vennero costruiti i forni per la cottura della pietra calcarea, la cava dava materiale di prima qualità e, con l’espansione di nuove cave in altri paesi, nel 1870 la società impiegava già oltre trecento operai.

Nel 1905 la Società Bergamasca si fuse con l’azienda dei Pesenti, acquisendo una rilevanza non solo nazionale, ma europea, fino ad arrivare all’internazionalizzazione.